Comprendere e gestire la rabbia

La rabbia non è un'emozione da sopprimere, ma un segnale significativo all’interno del nostro modo personale di costruire l'esperienza. Ogni individuo tende ad organizzare gli eventi secondo schemi e temi che si sono formati nel corso della propria storia relazionale e la rabbia emerge spesso quando questi significati profondi vengono percepiti come minacciati o invalidati.

In terapia, il lavoro parte dall’esplorazione dell’episodio in cui la rabbia si manifesta, cercando di comprendere non solo la sequenza degli eventi, ma soprattutto ciò che la persona sente di dover proteggere: il proprio valore, i confini interpersonali, il bisogno di riconoscimento o la paura di essere feriti o giudicati. Molto spesso, infatti, la rabbia rappresenta un’emozione secondaria che si attiva per difendere emozioni primarie più vulnerabili, come tristezza, vergogna o paura. Riconoscere e legittimare queste dimensioni consente di restituire coerenza all’esperienza emotiva e ridurre la necessità di reazioni impulsive.

Attraverso un’esplorazione guidata, il paziente può sviluppare letture alternative delle situazioni, più flessibili e compatibili con la propria identità, superando le proprie modalità abituali di protezione.

Il percorso porta gradualmente alla costruzione di modalità più efficaci di regolazione e comunicazione della rabbia: riconoscere i propri limiti, affermare i confini, chiedere ciò di cui si ha bisogno e differenziare la minaccia reale da quella percepita attraverso i propri schemi. La rabbia, così integrata, diventa una risorsa per mantenere la continuità del Sé e per muoversi in modo autentico nelle relazioni, anziché un elemento di rottura o conflitto.

Ho maturato esperienza su questi temi a partire dal 2020, anno in cui insieme a PUC (Psicologia Urbana e Creativa) ho iniziato a portare avanti gruppi di formazione per permettere alle persone una migliore gestione e comprensione dei fenomeni legati alla rabbia e all'aggressività.